Intorno al fatto di cadere

Realizzato con il sostegno di/ with the support of Fondazione Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Graner/Mercat de Les Flors, CSC/Casa della Danza di Bassano del Grappa, Armunia/Castiglioncello, residenza artistica kinkaleri | spazioK.prato centro di residenza regionale, Centro coreografico de la Gomera/Isole Canarie, STUDIO 44/ Constanza Macras | Dorkypark, Spazio K/ Kinkaleri (Prato), SPAM!, Le murate/ progetti arte contemporanea Firenze.




creato e interpretato/ created and performed by Claudia Catarzi

disegno luci/ light design Massimiliano Calvetti

scena/ scene Claudia Catarzi

produzione/ production Company Blu con il sostegno di/ with the support of Regione Toscana, MiBACT

durata/ duration 25 minutes



english version below



Da un'immagine che comincia a metà.
Ancora rimango sul tema dell'addormentamento, sull'indagare istintivamente il momento di confine tra veglia e sonno, tra conscio e inconscio. 
C'è un luogo dove sto e altri dove presumo di volere andare. È un particolare modo di desiderare, quasi non mi appartiene il desiderio ma mi accade.
Ciò che è, è anche altro, ciò che è del pensiero e dell'immaginazione può sembrare realtà fatta di surreale concretezza, e ciò che è del corpo reale diventa sempre più perdita di controllo, di nitidezza delle forme. 
Ciò che è del corpo è perdere al finale i confini del corpo stesso.






From an image beginning half-way.
I harbour on the theme of falling asleep, on instinctively researching that borderline moment between wake and sleep, between the conscious and unconscious.
There is a place where I am and others where I presume I want to go.
It is a special way of wishing, the desire hardly belongs to me but it happens to me.
What is, is also other, that which belongs to thought and imagination may seem reality made of surreal concreteness and that which belongs to the real body becomes more and more loss of control, of sharpness of the forms.
What is of the body is losing at the end the borders of the body itself.






english version below

Press review


In quest’opera di grande delicatezza Claudia ha un controllo di se stessa oltre ogni limite, calibra i suoi gesti, misura i rapporti; riesce quasi a profanare certi archetipi, ad allestire una messa in scena “doppiata”, estranea addirittura a lei, per quanto sia pianificata. L’opera trasmette così una sorta di tensione spasmodica che avanza con il ritmo progressivo di un disfacimento inevitabile, scrollandosi di dosso un’impalcatura irrisoria, nonostante sia la sua. Un corpo quindi presente-assente, in prossimità dell’esperienza che la manifesta agli altri, che condivide e trasmette il senso all’interno della nostra società ma che svanisce inevitabilmente insieme allo sguardo e alla materia tutta. Si sente così riecheggiare un sottile filo espressionista basato sulla fisicità nonché sulle movenze tecniche di alcuni dei suoi maestri ed ispiratori: da Sasha Waltz alla Graham, da Laban fino ad una Constanza Macras sempre irriverente ma profonda. Vocabolario coreutico di una postmodernità fin troppo “performativa”.

Massimo Schiavoni, Art a part of culture, 29 luglio 2015

Ma è soprattutto Claudia Catarzi a convincere con il suo Intorno al fatto di cadere, che come tutti gli spettacoli di Inteatro, puoi leggerli come vuoi. E allora, perché non interpretare nella performer intrappolata in una gonna lunga di carta da pacchi (che copre l’intero palcoscenico) la donna del XX secolo che si affranca dalla tradizione e a poco a poco calpesta e scansa tutti i fogli/ostacoli/pregiudizi, li accartoccia e li emargina, per librarsi sul pavimento ormai spoglio? La danzatrice è in forma, incantevole anche quando danza solo con le mani aperte sul suo viso.

Lucilla Niccolini, Corriere Adriatico, 27 giugno 2015

Indossa una maglia di pizzo nero assieme a una veste bianca di dimensioni baroccheggianti, Claudia Catarzi, la cui figura domina lo spazio scenico con austera bellezza. Trasfigurata da una luce abbacinante, la performer sembra provenire dal mondo visionario costituito da immagini in bianco e nero ad alto contrasto di Fando y Lis, adattamento cinematografico dell’omonima pièce teatrale di Fernando Arrabal a opera del regista Alejandro Jodorowsky. Attraverso movimenti assertivi e ben scanditi, esegue una partitura coreutica puntuale e controllata, dando la sensazione di trovarsi di fronte alla perfezione che von Kleist ritrovava nell’enigmatico fascino delle marionette.

Angela Bozzaotra, 5 novembre 2014

Oscillava, il corpo di Claudia Catarzi, la sera di giovedì sul palco del Teatro della Luna di Polverigi: sembrava spesso sul punto di cadere, a volte si riprendeva, riacquistava l’equilibrio, altre si abbandonava. Oscillava tra sapere e intuire, cercare e trovare, esplorare e nascondersi, in poche parole tra conscio e inconscio, che si mescolano nel momento di passaggio dalla veglia al sonno. La danzatrice riempie ogni movimento di eleganza ed estrema intensità, che sembrano generate da una profonda concentrazione su se stessa, sulla sua interiorità. “Intorno al fatto di cadere” è un’indagine in movimento che Claudia Catarzi conduce all’interno della propria intimità e che si esprime con la tensione propria del desiderio e a volte con l’ansia che questo produce. 

Festival, 28 giugno 2015






In this work of great delicacy Claudia has control over herself beyond any limit, she calibrates her gestures, measures relationships; she almost succeeds in desecrating certain archetypes, to set up a "dubbed" staging, stranger even to her, though planned. The work thus conveys a sort of spasmodic tension that advances with the progressive rhythm of an inevitable defeat, shaking off a derisory scaffold, despite it is its own. A present-absent body, in the proximity of the experience that reveals it to others, that shares and conveys the meaning within our society but which inevitably fades together with the gaze and the whole matter. There is the echo of a subtle expressionist thread based on physicality as well as on the technical movements of some of her masters and inspirers: from Sasha Waltz to Graham, from Laban to a Constanza Macras always irreverent but profound. A dancing vocabulary of a postmodernity even too "performative".

Massimo Schiavoni, Art a part of culture, July 29, 2015

But it is especially Claudia Catarzi to convince, with her Intorno al fatto di cadere, that you can read as you like – as it happens with all the performances of Inteatro. So why not interpret the performer, trapped in a long skirt of wrapping paper, (which covers the entire stage) the 20th century woman who gets rid of tradition and little by little tramples and avoids all the papers / obstacles / prejudices, crumples them up, leaves them out, to hover on the now bare floor. The dancer is in shape, enchanting even when dancing only with open hands on her face.

Lucilla Niccolini, Corriere Adriatico, June 27, 2015 

She wears a black lace blouse with a white dress of baroque dimensions: Claudia Catarzi, whose figure dominates the scenic space with stern beauty. Transfigured by a dazzling light, the performer seems to come from the visionary world made of black and white high contrast images of Fando y Lis, screen version of Fernando Arrabal’s play by the director Alejandro Jodorowsky. Through assertive and well-marked movements, she performs an accurate and controlled score, giving the feeling of being in front of the perfection that von Kleist found in the enigmatic charm of puppets.

Angela Bozzaotra, November 5, 2014

Claudia’s body swung on Thursday evening on the stage of Teatro della Luna, Polverigi: it often seemed to be going to fall, sometimes it composed itself, regained balance, other times it abandoned itself. It swung  between knowing and understanding, looking for and finding, exploring and hiding, in a few words between conscious and unconscious, that are mingled at the moment of transition from wake to sleep. The dancer fills every movement of elegance and extreme intensity, which seem to be generated by a deep concentration on herself, on her own inner life. Intorno al fatto di cadere is a research in movement that Claudia Catarzi carries on inside her own intimacy and which expresses itself with the tension of desire and sometimes with the anxiety that desire produces.

Festival, June 28, 2015